Il Manifesto (22.8. 2006) - die tägliche undogmatische "Quotidiano communista"
schrieb jüngst eine kurze Geschichte der als Hochsicherheitsgefängnis genutzten und im Nordwesten Sardiniens gelegenen Insel L'Asinara von Antonello Catacchio: "Breve storia di un'isola sempre segnata dalla pena", die wir der Einfachheit halber ganz wiedergeben. Unten geht es um die neuere Geschichte der Strafinsel
L'Asinara, l'antica isola d'Ercole, piazzata lassù, estrema punta nordoccidentale della Sardegna è davvero terra di pena. Relitti di navi, le più antiche di epoca romana, approdo di pirati, postazione d'avvistamento, nel Seicento gli spagnoli fanno edificare tre torri, con relativi soldati. Pochi, per la verità. Come pochi sono stati gli abitanti, incrocio di famiglie di pastori locali e pescatori genovesi. Più volte obiettivo prescelto per un lazzaretto dove inviare i passeggeri e le navi in quarantena. Obiettivo abbandonato e ripreso. La svolta (quasi) definitiva è del 1885, quando viene promulgata una legge per la creazione di una colonia agricola penale e di una stazione di sanità sull'isola dell'Asinara. Per far questo le poche centinaia di abitanti sono espropriate e deportate sulla terraferma. Già alla fine del 1888 si contano sull'isola 254 detenuti che lavorano come allevatori e agricoltori. Buoni i risultati rieducativi, ma ancora insufficienti quelli economici. Il momento più drammatico dell'isola arriva con la prima guerra mondiale.
Tra il 7 e l'8 agosto del 1915 approda, primo di tanti, il piroscafo Tolemaide con 1259 prigionieri austriaci, di cui cinque malati, con il sospetto che si tratti di malattia infettiva che richiede quarantena. Nel volgere di pochi mesi l'isola si trasforma in un campo di concentramento. Immense tendopoli di disperati, laceri, affamati, che dormono accanto ai cadaveri dei compagni. Alla fine sono 24mila gli austriaci transitati per l'Asinara e 5.700 sono ancora lì, nell'ossario del cimitero, morti di colera e di stenti. Anche se, dopo un primo anno infernale, quelli successivi (grazie al dirottamento dei prigionieri verso altri luoghi e al superamento dell'epidemia) segnano invece una situazione molto più civile. Al punto che molti austriaci, al momento di essere liberati, ringraziano con la convinzione di essere stati salvati da quella prigionia. Anche nel 1937 arrivano prigionieri malati dall'Abissinia (si dice addirittura che tra loro ci fosse la figlia di Haile Sellassie). Durante la seconda guerra mondiale non ci furono problemi particolari, salvo dopo il 1943, determinato dai liberandi che non potevano rientrare a casa perché le loro città erano occupate.
L'altra svolta per l'isola avviene nel 1971 quando sono inviati in soggiorno coatto cinque sospetti mafiosi, proprio mentre molti vorrebbero che, dopo la sostanziale dismissione del lazzaretto, venisse archiviata anche la colonia penale per lanciare l'Asinara turisticamente. Invece è solo l'inizio, perché di lì a poco verrà realizzato il supercarcere dove verranno reclusi molti esponenti delle Brigate rosse e i mafiosi più pericolosi. Vi transitano infatti Renato Curcio e Alberto Franceschini, Mario Brusca e Totò Riina, Sante Notarnicola e Horst Fantazzini. Solo un'evasione riuscita, quella di Matteo Boe con la complicità di una donna. Curiosamente finisce in carcere anche il direttore dello stesso carcere, Luigi Cardullo, cinque anni per peculato e truffa. Poi, a fine 1997 si chiudono tutti i carceri e l'isola diventa parco naturale.
Zum Aufstand von 1978 und den Haftbedingungen in Asinara vgl. auch dieses Interview mit Renato Curcio
Der Wikipedia-Eintrag über die Insel in deutscher Sprache ist eher "mittel", denn wirklich informativ.
schrieb jüngst eine kurze Geschichte der als Hochsicherheitsgefängnis genutzten und im Nordwesten Sardiniens gelegenen Insel L'Asinara von Antonello Catacchio: "Breve storia di un'isola sempre segnata dalla pena", die wir der Einfachheit halber ganz wiedergeben. Unten geht es um die neuere Geschichte der Strafinsel
L'Asinara, l'antica isola d'Ercole, piazzata lassù, estrema punta nordoccidentale della Sardegna è davvero terra di pena. Relitti di navi, le più antiche di epoca romana, approdo di pirati, postazione d'avvistamento, nel Seicento gli spagnoli fanno edificare tre torri, con relativi soldati. Pochi, per la verità. Come pochi sono stati gli abitanti, incrocio di famiglie di pastori locali e pescatori genovesi. Più volte obiettivo prescelto per un lazzaretto dove inviare i passeggeri e le navi in quarantena. Obiettivo abbandonato e ripreso. La svolta (quasi) definitiva è del 1885, quando viene promulgata una legge per la creazione di una colonia agricola penale e di una stazione di sanità sull'isola dell'Asinara. Per far questo le poche centinaia di abitanti sono espropriate e deportate sulla terraferma. Già alla fine del 1888 si contano sull'isola 254 detenuti che lavorano come allevatori e agricoltori. Buoni i risultati rieducativi, ma ancora insufficienti quelli economici. Il momento più drammatico dell'isola arriva con la prima guerra mondiale.
Tra il 7 e l'8 agosto del 1915 approda, primo di tanti, il piroscafo Tolemaide con 1259 prigionieri austriaci, di cui cinque malati, con il sospetto che si tratti di malattia infettiva che richiede quarantena. Nel volgere di pochi mesi l'isola si trasforma in un campo di concentramento. Immense tendopoli di disperati, laceri, affamati, che dormono accanto ai cadaveri dei compagni. Alla fine sono 24mila gli austriaci transitati per l'Asinara e 5.700 sono ancora lì, nell'ossario del cimitero, morti di colera e di stenti. Anche se, dopo un primo anno infernale, quelli successivi (grazie al dirottamento dei prigionieri verso altri luoghi e al superamento dell'epidemia) segnano invece una situazione molto più civile. Al punto che molti austriaci, al momento di essere liberati, ringraziano con la convinzione di essere stati salvati da quella prigionia. Anche nel 1937 arrivano prigionieri malati dall'Abissinia (si dice addirittura che tra loro ci fosse la figlia di Haile Sellassie). Durante la seconda guerra mondiale non ci furono problemi particolari, salvo dopo il 1943, determinato dai liberandi che non potevano rientrare a casa perché le loro città erano occupate.
L'altra svolta per l'isola avviene nel 1971 quando sono inviati in soggiorno coatto cinque sospetti mafiosi, proprio mentre molti vorrebbero che, dopo la sostanziale dismissione del lazzaretto, venisse archiviata anche la colonia penale per lanciare l'Asinara turisticamente. Invece è solo l'inizio, perché di lì a poco verrà realizzato il supercarcere dove verranno reclusi molti esponenti delle Brigate rosse e i mafiosi più pericolosi. Vi transitano infatti Renato Curcio e Alberto Franceschini, Mario Brusca e Totò Riina, Sante Notarnicola e Horst Fantazzini. Solo un'evasione riuscita, quella di Matteo Boe con la complicità di una donna. Curiosamente finisce in carcere anche il direttore dello stesso carcere, Luigi Cardullo, cinque anni per peculato e truffa. Poi, a fine 1997 si chiudono tutti i carceri e l'isola diventa parco naturale.
Zum Aufstand von 1978 und den Haftbedingungen in Asinara vgl. auch dieses Interview mit Renato Curcio
Der Wikipedia-Eintrag über die Insel in deutscher Sprache ist eher "mittel", denn wirklich informativ.
vabanque - am Donnerstag, 31. August 2006, 18:23 - Rubrik: Politischer Bankraub